Cosa si fa per misurare le radiazioni ottiche artificiali, dette anche ROA?
Mappiamo le attività o i processi produttivi e le sorgenti, valutiamo i livelli di esposizione, li confrontiamo con i limiti di legge e insieme al datore di lavoro decidiamo quali misure correttive prendere.
Secondo l’articolo 216 occorre prestare particolare attenzione ai seguenti elementi:
a) Livello, gamma di lunghezza d’onda, durata della esposizione;
b) Valori limite di esposizione (VLE);
c) Gruppi particolarmente sensibili al rischio;
d) Interazioni tra le ROA e le sostanze chimiche foto-sensibilizzanti
e) Effetti indiretti, come l’accecamento temporaneo, le esplosioni o il fuoco;
f) Esistenza di attrezzature di lavoro alternative, progettate per ridurre i livelli di esposizione alle ROA;
g) Disponibilità di azioni di risanamento volte a minimizzare i livelli di esposizione alle ROA;
h) Informazioni adeguate raccolte nel corso della sorveglianza sanitaria, comprese le informazioni pubblicate;
i) Sorgenti multiple di esposizione alle ROA;
l) Classificazione dei laser, stabilita conformemente alla pertinente norma IEC e, in relazione a tutte le sorgenti artificiali che possono arrecare danni simili a quelli di un laser della classe 3B o 4, tutte le classificazioni analoghe;
m) Informazioni fornite dai fabbricanti delle sorgenti di radiazioni ottiche e delle relative attrezzature di lavoro in conformità alle pertinenti direttive comunitarie.
Quello che ti aiutiamo a fare è a mappare le attività e i luoghi dove sono impiegate le ROA.
- Mappiamo le attività/processi produttivi analizzando le singole attività con uso di sorgenti ROA per potere valutare la tipologia di lavoratori coinvolti e la loro effettiva esposizione.
- Acquisiamo anche i tempi, le distanze e le modalità di esposizione per le sorgenti non coerenti, mentre per quelle coerenti è importante verificare le condizioni ambientali (ad es. riflessioni, etc.) oltre alla classe di pericolosità se sorgenti laser.
- Mappiamo le sorgenti ROA, individuiamo le tipologie, le modalità di impiego e i luoghi in cui sono. È utile acquisire i “layout” o le planimetrie su cui possono essere indicate.
Poi valutiamo i livelli di esposizione.
Per eseguire la valutazione dei livelli di esposizione dei lavoratori nei luoghi di lavoro si può:
- Usare i dati del fabbricante, ove disponibili ( ad es. dichiarare la conformità della sorgente a specifici standard)
- Usare i dati di “letteratura” sulla sorgente analizzata o su sorgenti analoghe
- Fare valutazioni strumentali dirette sulle sorgenti ROA
Confrontiamo dei valori ottenuti con i limiti di esposizione per gli occhi e la cute, definiti per:
- Irradianza (W/m2)
- Esposizione radiante (J/m2)
- Radianza (W/m2 sr) come scritto nell’allegato XXXVII, parte I per le radiazioni incoerenti, parte II per le radiazioni coerenti (LASER).
Per finire decidiamo eventuali azioni correttive, che possono essere:
- misure organizzative
- una sostituzione della sorgente
- la schermatura della sorgente o delle misure di sicurezza equivalente
- l’uso di D.P.I. idonei (solo nei casi in cui non si possano mettere in atto le misure del punto precedente)
- la formazione degli operatori a rischio di superamento dei livelli di esposizione definiti dalla legge, ma anche per quei lavoratori che si trovino in presenza di sorgenti “non giustificabili” pur non superando i limiti di esposizione.
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